11 giugno 2006

Piccola Parigi?

"Mein Leipzig lob ich mir!/Es ist ein klein Paris, und bildet seine Leute." (Goethes Faust, der Tragödie, erster Teil, vv. 2171-2172)
Beh, sostenere che Leipzig (Lipsia) sia una piccola Parigi mi pare francamente un paragone un po' forzato; forse la città più ricca dell'ex DDR, e più precisamente del Land Sachsen (Sassonia), Lipsia non mi è mai sembrata una gran bella città anche se non le mancano i monumenti di rilievo e anche se è stata una delle città più importanti della Germania per quel che riguarda la cultura tra XVIII e XIX secolo, visto che ha ospitato personalità del calibro di Bach, Mendelssohn, Schiller e Goethe, e visto che la sua università gode di grandissima fama. Sono stato due volte a Lipsia tra il novembre del 2000 e l'aprile del 2001 e la cosa che mi colpì maggiormente fu l'enorme ardore edilizio, si costruiva ovunque, e dove non si costruiva ex-novo, si ristrutturava quel che già c'era; mi sembrava anche di non trovarmi nella Germania che conoscevo, all'epoca si respirava ancora una certa aria di DDR, aleggiava nell'aria una certa vena nostalgica legata però al desiderio di unirsi ideologicamente, oltre che geograficamente, ai fratelli occidentali dei quali si invidiava sì il benessere ma coi quali si era, e si è, ovviamente uniti da inscindibili legami di sangue, nonostante il Muro e tutto ciò che aveva accompagnato 40 anni di dittatura filo-sovietica. Per capire meglio Lipsia, e in generale la Germania, soprattutto quella ex-orientale, si dovrebbe fare un salto alla Hauptbahnhof, una delle stazioni ferroviarie più grandi d'Europa, e trasformata recentemente in un vero e proprio centro commerciale in cui convivono le tradizioni sassoni, würstel e birra in primis, con i kebab, e con alcune tra le più raffinate botteghe di abbigliamento e con alcune tra le più luccicanti gioiellerie del globo. La stazione centrale di Lipsia è uno spaccato della Germania attuale, multiculturale eppure per tantissime cose ancorata alla tradizioni, soprattutto ripeto nell'ex DDR, colorata e variopinta anche forse per combattere il grigiore esterno dei mesi invernali, profumata di odori tipicamente tedeschi e altri invece che ci si aspetterebbe di trovare in qualche bazar di Istanbul.
Una volta usciti all'aria aperta ci aspettano la Thomaskirche e la Nikolaikirche, e poi il Rathaus e il grande spazio della Augustusplatz e dell'isola pedonale centrale; a pochi chilometri dal centro ecco invece il Völkerschlachtdenkmal, il monumento che ricorda la "Battaglia delle Nazioni" combattuta nell'ottobre 1813 dalle truppe francesi di Napoleone contro gli eserciti alleati di Russia, Prussia, Austria e Svezia, la cui vittoria cambiò le sorti dell'intera Europa. Dubito invece che la striminzita vittoria (1-0) dell'Olanda contro la Serbia-Montenegro, un Paese che non esiste nemmeno più, possa cambiare le sorti di questo Mondiale, per ora privo di una squadra particolarmente interessante, ma che per lo meno si gioca in orari decenti, non come in Corea-Giappone 2002. Oddio, ad essere sinceri, avrei qualcosa da rimproverare al genio che ha stabilito di giocare alle 15 a metà giugno, saremo anche in Germania, ma se c'è il sole fa caldino anche là! E domani scende in campo l'Armata Brancaleone, e non sappiamo ancora la formazione... riusciremo a resistere alla curiosità, noi tutti da sempre Commissari Tecnici?!
http://www.leipzig.de/
http://www.ece.de/de/shopping/center/phl/phl.jsp
http://www.leipzig-info.net/Info/Voelkerschlachtdenkmal.html
http://www.kartoffelhaus-no-1.de/
http://www.auerbachs-keller-leipzig.de/

3 commenti:

Oscar ha detto...

ti ho "rubato" il testo per pubblicarlo anche su http://inviaggio.altervista.org (ovviamente a tuo nome).
Grazie

Teacher ha detto...

Da Lipsia, città orientale nel nome ("città dei tigli"), ma segretamente invaghita dell' occidente, orgogliosa della sua storia eppure così timorosa del giudizio altrui, dove la chiesa dell'università è stata abbattuta con contorno di fanfare e grida di gioia pochi decenni fa, dove la sete di Dio si riaccende pian piano negli adulti, ma a gran fatica nel cuore dei giovani, figli di un deserto spirituale, da qui, nel 1989, la gente comune è scesa per strada chiedendo libertà, innsecando un fronte che ha infiammato tutta la DDR, e ha portato alla caduta del Muro.
Amo questa città come una parte del mio cuore!

Anonimo ha detto...

Grazie infinite, Ilaria, per il tuo commento appassionato e informato; quando torni da Leipzig in agosto, fammi sapere come l'hai ri-trovata, d'accordo?