18 novembre 2006

Gioventù bruciata

E' palesemente raccapricciante, disgustoso e terribile, tanto per dirne una, la vicenda del ragazzo down picchiato e filmato in una scuola di Torino dai suoi stessi compagni e alla presenza di un'insegnante, ma è effettivamente una sorpresa? Voglio dire, ignoravamo che potessero succedere cose di questo tipo o abbiamo solamente finto di non conoscerne l'esistenza, dimenticando che, da sempre, i più deboli sono oggetto di scherno e di scherzi, anche feroci, da parte dei più forti, dei più belli, dei più "fighi"? Ehi, con questo non voglio assolutamente giustificare gli autori del misfatto, anzi, fosse per me, non metterebbero più piede in una scuola in vita loro, e li condannerei ad anni di volontariato in qualche centro che accoglie ragazzi e adulti con problemi fisici e psichici, ma mi dà anche fastidio l'enorme ondata di ipocrisia che, come spesso accade, si è alzata in questi ultimi giorni. E mi dà anche fastidio che la colpa sia sempre e solo della scuola, mi dà fastidio che i problemi degli adolescenti e dei giovani del giorno d'oggi siano da ricollegare all'ambiente scolastico, mentre si tace quasi sempre delle colpe e delle responsabilità della famiglia; a scuola, non ho (quasi) mai imparato a non picchiare gli invalidi, e nemmeno quelli che la pensano in modo diverso rispetto a me, l'ho imparato dai miei genitori, dalla mia famiglia che condivideva con me tutti i momenti liberi della giornata. La scuola non è mai stata un parcheggio in cui imparare solamente a vivere la quotidianità, certo, serve anche a questo, ma se poi, una volta a casa, ci si comporta in modo totalmente diverso, spesso supportati dai genitori moderni, allora cade tutto il fragile castello di carta che si era faticosamente costruito; mi viene detto che la scuola non è più quella di una volta, che gli insegnanti sono assolutamente inadeguati, che sono degli ignoranti impreparati, ma che dire dei genitori? Che dire di genitori che non negano mai niente ai figli che vengono messi al mondo quasi come fosse un gioco? Che dire di genitori che mai in vita loro darebbero torto ai propri figli, idolatrati come eroi omerici che lottano contro un mondo crudele e nemico? Che dire di genitori che presentano come "leggermente vivaci" ragazzi che allagano una scuola, o che danno fuoco ai motorini, o che picchiano gli indifesi? No, signori, i vostri figli non sono "vivaci", sono piuttosto dei criminali e dei vigliacchi, e la colpa di tutto ciò è vostra, non della scuola, e nemmeno della "società", e nemmeno di Berlusconi o di Prodi, la colpa è vostra, del vostro pressapochismo e della vostra inadeguatezza!

4 commenti:

Teacher ha detto...

Condivido il tuo post. Nessuno ha il coraggio di dire che in famiglie unite e in condizioni sociali normali se due genitori vivono dei valori, allora anche i loro figli li condivideranno. nel bene e nel male

Anonimo ha detto...

Non ho nemmeno fatto in tempo ad invitarti qui, ed ecco già un tuo commento, danke!

Anonimo ha detto...

Essere genitori...penso che sia un "mestiere" difficile (se lo si può definire tale)...nessuno te lo insegna,nessuno ti dice "devi fare cosi o cosà",non lo studi su nessun libro...la più grande scuola è la famiglia in cui cresci,i tuoi genitori sono i tuoi maestri migliori!E quello che credo è che oggi 'i genitori' si siano dimenticati di ESSERE genitori e vogliono diventare i 'migliori amici' dei propri figli...dicono che cosi facendo li capiscono di più,gli sono vicini...cioè si mettono sul loro stesso piano...ma cosi facendo la figura del genitore svanisce...e i ruoli si mescolano.
Ultima cosa: genitori, ascoltate di più i vostri figli! aprite le orecchie e il cuore!

Anonimo ha detto...

Non é detto che nella famiglia dei ragazzi disagiati ci siano genitori che non hanno valori o che non li fanno respirare...Conosco una famiglia con un figlio fortemente "disturbato" e l'altro buonissimo, volontario e volenteroso. Entrambi hanno respirato la stessa aria ma ognuno l'ha ingerita in polmoni diversi.
Concordo sulle colpe della famiglia e della scuola ma credo che ci siano anche predisposizioni e caratteri oltre che ambienti esterni e comunicazione che possono influire sugli stessi