18 ottobre 2011

Otel Bruni

Ogni tanto torno a "recensire" in modo dilettantesco, ma spero comunque utile, i libri che ho modo di affrontare lungo il mio cammino; l'ultimo in ordine di tempo, terminato giusto ieri sera, è Otel Bruni di Valerio Massimo Manfredi, quello coi capelli bianchi ed appassionato di storia, tanto per capirci. Innanzitutto è da sottolineare il fatto che si tratta della prima volta che l'autore si esibisce in un romanzo vero e proprio, ma devo ammettere che a me il racconto è piaciuto parecchio; fatte le ovvie, debite proporzioni è una specie di Malavoglia emiliano, la narrazione della saga della famiglia Bruni, una famiglia di grandi lavoratori, di contadini, da decenni. La famiglia, però, è anche un punto di riferimento, soprattutto in inverno, di viandanti e varie tipologie umane che passano da quelle parti, sapendo di trovare un riparo, nella grande stalla, in cui passare la notte al sicuro e al caldo. Un letto e qualcosa da mangiare c'è sempre per tutti! I due genitori, Callisto e la Clerice, affrontano la vita di tutti i giorni insieme ai 7 figli e alle 2 figlie, nel periodo che va dallo scoppio della prima guerra mondiale all'avvento della Repubblica al termine della seconda guerra mondiale e della partigianeria. Un racconto denso, avvincente, anche avventuroso, in parecchi casi scandito dall'ineluttabilità della condizione sociale dei protagonisti, dalla paura di molti di loro del futuro, delle novità, dal desiderio quindi di rimanere attaccati al proprio nido apparentemente sicuro. Un ritratto del mondo contadino, ma anche del mondo emiliano di un tempo e della rigida gerarchia esistente all'interno delle famiglie.

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