17 marzo 2008

Cosa si potrebbe fare?

Ho preferito aspettare un attimo prima di avventurarmi nello spinoso tema che riguarda quello che sta accadendo in queste ore in Tibet, ho cercato di capirne qualcosa di più, leggendo le cronache sui giornali e ascoltandole in TV, ho cercato quindi di non lanciarmi in critiche feroci e potenzialmente poco obiettive contro i forti che tiranneggiano sui deboli, contro quel genio di Giorgino che esclude la Cina dalla lista dei Paesi che non rispettano i diritti umani per poi venir contraddetto, nel breve volgere di qualche ora, dalle violenze di questi giorni; ma le immagini che provengono da Lhasa e da altre zone del Paese impongono delle riflessioni serie ed approfondite, non possono lasciare indifferente il mondo, come invece sta accadendo, al di là delle quattro parole di circostanza di USA ed UE. D'accordo, in ballo c'è la Cina, un Paese ormai fondamentale nel panorama politico ed economico mondiale, e quindi non si può agire come è già stato fatto altrove per calmare le acque interne di un singolo Paese (Kosovo, Timor Est,...), ma è anche proprio a causa della potenza cinese che bisogna agire, denunciando apertamente la mancanza di democrazia in quel Paese, di mezzi di comunicazione equilibrati e obiettivi, essendo giornali, TV e internet sottoposti a una rigidissima censura, le torture, i processi "sommari" e le dieci mila condanne capitali all'anno, con relativo commercio degli organi prelevati dai giustiziati, le violenze perpetrate da tempo dall'esercito in Tibet e anche in altre zone del Paese. Come ho letto ieri non devono però essere solamente gli atleti delle Olimpiadi a denunciare questo, boicottando l'evento come proposto da più parti recentemente, ma deve essere un'azione portata avanti da tutti quelli che hanno rapporti con la Cina, i governi (ancora complimenti vivissimi a chi non ha incontrato il Dalai Lama durante la sua visita in Italia), le multinazionali, la Chiesa (perché ieri il Papa non ha sprecato una singola parola per questo? Per non rompere quel sottile filo comunicativo che si è creato con Pechino negli ultimi anni, come dicevano stamattina alla radio? Complimenti!), i giornalisti americani ed europei presenti in zona e sì, anche il C.I.O., a cui però la cosa non sembra interessare granché, e i partecipanti alle Olimpiadi di Pechino; noi del mondo "civile" non possiamo permetterci di sedere allo stesso tavolo con chi ha le mani sporche del sangue di persone innocenti!

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