Vorrei parlare di quel meraviglioso sport che è (era? sarebbe?) il ciclismo, sport di fatica e di antichi valori, sport che continua, nonostante tutto lo schifo che emerge, a portare migliaia di appassionati sulle strade di mezza Europa, ma ciò non è più possibile, purtroppo, e allora mi sorgono spontanee parecchie domande su questo mondo. Mi chiedo se abbia senso continuare, mi chiedo come possa essere credibile gente che, come l'ex maglia gialla Rasmussen, dichiara di essere in Messico e quindi irreperibile per i test antidoping, quando invece viene visto in Val di Fiemme dal commentatore Rai Davide Cassani, gente che, come lo stesso Rasmussen accusa un ritardo di soli due minuti in una cronometro quando invece l'anno scorso riuscì ad arrivare al traguardo con un ritardo di 8 minuti dal vincitore di tappa. Mi chiedo come si possa pensare che Vinokurov sia "normale" quando stacca tutti sui Pirenei dopo aver accusato quasi mezz'ora di ritardo nella tappa del giorno precedente, mi chiedo come possa uno come Moreni manifestare contro il doping verso le 11 di mattina e venire poi fermato, verso le 6 di sera, perché risultato positivo; se il ciclismo è questo, temo sia meglio lasciar perdere, mi piangerebbe il cuore se ciò accadesse, ma così non si può più andare avanti.
P.S.: nonostante tutto il trambusto attuale, sempre magnifici sono i racconti del Tour scritti da Gianni Mura su "La Repubblica"
28 luglio 2007
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