15 agosto 2008

Il rogo di Berlino

Il rogo di Berlino di Helga Schneider è veramente un libro interessantissimo, una testimonianza diretta della vita a Berlino sul finire della Seconda Guerra Mondiale quando la città era ormai ridotta allo stremo, sfinita dai bombardamenti degli Alleati, dalla fame e dalla cieca follia del Nazismo che, incurante della sconfitta ormai chiara, continuava la sua assurda politica. Per quello che mi riguarda non avevo mai letto un testo così dettagliato e profondamente drammatico sulle vicende degli sconfitti, di chi, forse illuso dal pittore di Braunau, si era illuso di poter governare veramente l'Europa e il mondo intero, mentre invece si ritrovò rinchiuso in una cantina per mesi e mesi, ammassato con decine di altri derelitti, e con centinaia di topi, mangiando praticamente niente, gettando i cadaveri di chi non ce la faceva nel giardino lì a fianco e dovendo convivere con la puzza della decomposizione. Vite segnate per sempre, vite di bambini che non hanno mai potuto avere un'infanzia, vite distrutte dalla follia umana.

"Addio, Berlino. L'immenso campo di rovine scivola sotto i nostri occhi: edifici, chiese, ponti, monumenti storici, piazze, beni artistici ridotti in briciole. Montagne di macerie che nei giorni di vento sollevano una polvere fastidiosa per gli occhi. Addio, Berlino. Sventrata, annientata, punita. Addio, ricordi di incubi, di incredule attese, di notti insonni. Fame, sete, sporcizia, buio, terrore, puzzo, cimici,... E bombe, bombe e fuoco. Fuoco e annientamento. Annientamento di cose, corpi, leggi, tradizioni, conquiste civili. Azzeramento. Distruzione fino all'ultimo mattone, fino all'ultima cellula, fino all'ultimo granello di speranza."

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